Parlamento Europeo – n 2.2023

Nella sessione plenaria del 14, 15 e 16 marzo a Strasburgo, il Parlamento europeo:  

  • 16 marzo: ha adottato una Risoluzione con cui, prendendo atto e condannando la violenza sistemica con cui in Iran vengono represse le proteste pacifiche volte chiedere la fine delle discriminazioni nei confronti delle donne (in particolare l’imposizione del velo), ha esortato il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite a istituire una missione internazionale indipendente, incaricata di svolgere indagini relative a presunti casi di avvelenamento di studentesse nelle scuole. La Risoluzione invita inoltre il Consiglio europeo a valutare un possibile ampliamento delle sanzioni (anche nell’ambito dei meccanismi di sanzioni globali dell’UE in materia di diritti umani) nei confronti di tutti i responsabili di violazioni dei diritti umani in Iran.

Risoluzione sull’Iran, in particolare in relazione all’avvelenamento di centinaia di studentesse

  • 16 marzo: ha adottato una Risoluzione sulla situazione in Tunisia, nella quale ha condannato l’arresto del giornalista Noureddine Boutar, direttore della più grande emittente radiofonica indipendente tunisina, insieme a una dozzina di esponenti dell’opposizione e rappresentanti sindacali, nonché l’adozione di una serie di decreti presidenziali che hanno fortemente compromesso le libertà democratiche nel Paese. La Risoluzione esorta il governo tunisino a: rilasciare tutte le persone detenute arbitrariamente; garantire il dialogo sociale, rispettare i contratti collettivi e adottare misure per far fronte alla crisi del costo della vita; porre fine alla repressione in atto nei confronti della società civile; reintegrare immediatamente i giudici licenziati e a revocare le misure che compromettono l’indipendenza della magistratura, cessando di ricorrere ai tribunali militari per perseguire civili. Tra le numerose violazioni dei diritti umani messe in atto, la Risoluzione si sofferma in particolare sulla condanna della retorica razzista del presidente Saied contro i migranti subsahariani e le successive aggressioni, invitando le autorità a rispettare il diritto internazionale e nazionale, in particolare la legge 50-2018 contro la discriminazione razziale. Infine, la Risoluzione chiede che i programmi specifici di sostegno dell’UE ai ministeri della Giustizia e degli Affari interni tunisini vengano sospesi e che le Istituzione europee, in particolare la delegazione dell’UE in Tunisia, facciano tutto il possibile per mantenere canali di dialogo aperti con la società civile.
  • Risoluzione sull’Iran: recenti attacchi alla libertà di espressione e di associazione e ai sindacati, in particolare il caso del giornalista Noureddine Boutar

 

Nella seduta del 18, 19 e 20 aprile a Strasburgo:

  • 19 aprile: ha adottato una Risoluzione sulla lotta alla discriminazione nell’UE, con cui il Parlamento ha evidenziato l’importanza che l’Unione si doti al più presto (auspicabilmente entro la fine dell’attuale legislatura) di una direttiva sulla antidiscriminazione, che dal 2008 è bloccata al Consiglio. In attesa dell’approvazione, la Commissione dovrebbe intensificare il monitoraggio sugli Stati membri dell’applicazione della normativa attuale (basata sulla giurisprudenza della CGUE e della Corte europea dei diritti dell’uomo), anche avvalendosi laddove opportuno delle procedure d’infrazione.

Risoluzione sulla lotta alla discriminazione nell’UE

  • 20 aprile: ha adottato una Risoluzione sulla repressione degli attivisti per il diritto all’istruzione in Afghanistan, con la quale il Parlamento, evidenziando che dalla presa di potere dei talebani le donne sono state progressivamente escluse da quasi tutti gli ambiti della vita pubblica,: invita il regime talebano a rilasciare l’attivista afghano per l’istruzione Matiullah Wesa (arrestato il 27 marzo) ed altri detenuti difensori dei diritti umani; chiede al Servizio europeo per l’azione esterna e agli Stati membri di esercitare, direttamente o indirettamente, pressioni diplomatiche sulle autorità afghane. A tal fine, deplora la persecuzione di genere e la drastica riduzione dei diritti delle donne in Afghanistan, in particolare il divieto di istruzione secondaria e universitaria oltre al divieto per le donne di lavorare presso le organizzazioni non governative e le Nazioni Unite;  invita le autorità de facto dell’Afghanistan a rispettare i diritti e le libertà fondamentali delle donne e delle ragazze e a ripristinare la loro piena, equa e significativa partecipazione alla vita pubblica, a partire dal diritto fondamentale all’istruzione.

Risoluzione sulla Repressione del diritto all’istruzione e degli attivisti per il diritto all’istruzione in Afghanistan, incluso il caso di Matiullah Wesa